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Percorso

La gastro-economia

17. 03. 16
posted by: Barbara Zattoni
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Ierisera, è passato a trovarci al lavoro, un'amico che ha lavorato un po' anche con noi, dopo aver chiuso il suo ristorante causa cattivi “intrecci” col socio e un punto di ristoro con poche ma

buone cose (formaggi-salumi...etc), causa intoppi condominiali.
Persona capace e garbata, sui 56 anni, dopo quasi 2, ha finalmente trovato lavoro: che bello, congratulazioni !!!
Quando cominci, dove, dai racconta... premettendo che son davvero felice per lui, non posso nascondere la fatica dell'andar controcorrente e l'estraneità che ho sentito dentro. Allora 10 giorni fa hanno aperto un altro ristorante a Firenze, mercato che nonostante la crisi, sembra non conoscere tentennamenti, sempre che si parli di posti ubicati nel “triangolo magico” che tutto divora.
Pieno centro, mercato, in attesa di veder accettata “richiesta pedana”, (che ha visto la città tappezzata dai più folli marchingegni con i quali raddoppiare la superficie di somministrazione, senza dover attrezzare il locale, come le regole impongo quando apri per tot posti) offre 7 giorni su 7, con bar nell' attesa pedana, in un menù plastificato, i più tristemente famosi 3: pappa al pomodoro, ribollita e bolognese, accompagnati da bistecca per 1 o 2 persone(?), una sfilza di antipasti con aggettivi diversi ma uguali nella sostanza e i 3 produttori di vino.....che vi lascio indovinare. Se questo è il tessuto urbano e la cultura imperante, non ci si meravigli del teatrino mediatico dei “grandi chef” che per lavorare, prima si fa gli imprenditori e poi si cucina: 2 pessimi esempi di come siamo lontani dall'offrire e insegnare la dignità del cibo, oltre le mode e lontano dagli sfamifici......trattorie intelligenti dove innovazione e tradizione, “alimentano” una cucina, che sia una cucina.