Miti, balletti e grandi fotografi
Leonardo
Anna Pavlova
Leda - Helmut Newton
E' così che va la curiosità, si poggia nel mio caso, su di un piatto... al quale quasi sempre sono legate varie storie e si va a cercarle, si gioca, si ritrovano e si tessono fili, non del destino, ma del raccontare, ognuno a suo modo e con la propria "arte". Ed è cosi che, inciampando in una semplice e soffice meringa, mi trovo a conoscere una ballerina (della quale non sapevo nulla) caparbia e innovativa. Poi passo al suo balletto più amato ( per lei, nel dicembre del 1907, il grande coreografo creò il breve solo “La morte del cigno” su musica di Camille Saint Saens), balletto che per tutta la sua vita fu identificato con il suo nome nell’immaginazione popolare). E' un attimo ripensare ad uno dei miei quadri preferiti, per arrivare poi ad "altri cigni", e ritrovare uno dei fotografi per me, più cocenti.
Tutto questo perché circa negli anni 20, uno chef, (ancora rivendicazioni di "proprietà tra Australia e Nuova Zelanda) dedica questa sua costruzione ad Anna, che non ha mai fatto parte del corpo di ballo, che ha "inventato" nuove scarpe, per far ballare chi come lei, difettava di piede, che ha fondato una sua compagnia con la quale ha portato la danza nei teatri di quasi tutto il mondo e che è nata in una delle città per me più belle, dove mi sono sentita assolutamente " a casa": S. Pietroburgo, ci dovevamo per forza incontrare.
Descrizione di Anna Pavlova,
étoile dei Ballets Russes (1900-1910)
da Agnes de Mille, "Dance to the piper"
Le ossa trasparenti di un uccellino,
le giunture di un fragile uccellino!
Era tutta fuoco e volontà d'acciaio.
Non c'era un grammo in più sulle sue ossa, e l'energia vitale usò il suo corpo fino a logorarlo, fino a quando ella morì della febbre che la faceva muovere, respirando a fatica, ancora troppo giovane.
Il suo busto era sottile e aveva le forme e le proporzioni di quello di un adolescente, le sue braccia e le sue gambe erano piuttosto lunghe e il collo lunghissimo e straordinariamente mobile.
Pur non essendo assolutamente sensuale e anzi quasi asessuata, ella era capace di infondere in chi la guardava una sensazione di gioia, di piacere e delizia.
Anna ha ballato fino quasi a 50 anni E meno male per chi si è goduto lo spettacolo e per noi che attraverso la ricetta di, non si sa chi ma non importa, ci ritroviamo storia e dolce.
Io non fatto un'unica torta, ma meringhe più piccole, da mono-porzione con queste dosi ne vengono circa una ventina:
200 gr. di albumi
200 gr di zucchero semolato
50 gr di zucchero a velo
1 cucchiaio di aceto di mele
1 cucchiaio di amido di mais (maizena)
1 cucchiaio di cacao
Si comincia a montare le chiare con un pizzico di sale (questo è il solo caso nel quale uso il sale, altrimenti le chiare si montano con qualche goccia di limone, che ne migliora consistenza e colore. Il sale nella fase iniziale può aiutare a montare ma una volta formata la "neve" tende a rilasciare acqua e quindi a smontare) e quando sono abbastanza sode, uniamo lo zucchero e il cacao continuando a montare. Quando la consistenza è a neve ferma, uniamo anche la maizena e l'aceto e lavoriamo ancora 10 minuti. In una placca da forno o teglia rivestite di carta forno, formare con un cucchiaio una serie di cerchi della dimensione desiderata, e cuociamo in forno sui 140° per circa un'ora. Va da se che le dimensioni diverse della meringa, costringono a cotture prolungate. Sarebbe meglio infornale con la temperatura del forno più alta, verso i 180°, ed abbassarla appena infornate.